Negli anni ho avuto la fortuna di parlare e confrontarmi con centinaia forse migliaia di musicisti, professionisti e non.
La cosa che mi ha sempre meravigliato, nella maggior parte dei casi, è la mancanza di strategia nel far conoscere la loro musica.
Nella mia musica c'è già tutto, la musica parla per me. Se la mia musica non è ascoltata è perché il pubblico non la capisce.
Trovo nei musicisti, soprattutto quelli più bravi, una sorta di pudore nell'esporsi. Del resto, se hanno scelto la musica per esprimersi, perché studiare altri mezzi di comunicazione per farsi conoscere?
Come se la musica, la tua musica, per vivere non avesse bisogno di un pubblico e di essere fatta conoscere.
Quello che noto è che spesso i musicisti o i cantanti più originali restano sconosciuti o poco apprezzati.
Posso farti molti esempi a sostegno di questo mio pensiero. Uno fra i tanti è un cantautore che sto ascoltando mentre ti scrivo.
Gianmaria Testa, che ci ha lasciato qualche anno fa, per una vita ha fatto il ferroviere. Mentre faceva partire treni e li aspettava arrivare, aveva alle spalle trent'anni di canzoni, migliaia di concerti in Europa e in Nord America, più all'estero che in Italia.
Un successo solido, profondo, senza gli sbalzi tipici della scena pop, fatto di puro palcoscenico e di un fortissimo rapporto con un pubblico conquistato, viene da dire, persona per persona.
Televisione pochissima, interviste infrequenti, un artista schivo, diffidente delle cose facili, eppure mai elitario. Disponibile all'incontro con gli altri, purché ci si possa guardare negli occhi.
Non si tratta di modificare il proprio carattere o la propria natura, ma il dedicare più attenzione ad un aspetto che rende viva la musica: quello della promozione musicale.